Le eccellenze gastronomiche di Modena: cosa mangiare durante una visita

Una delle province italiane con il maggior numero di prodotti D.O.P. e I.G.P., Modena è celebrata da tutti gli estimatori dei prodotti della tradizione italiana. La città emiliana è un importante punto di riferimento per i “food & wine lovers”, e sventola con orgoglio la bandiera delle eccellenze del Made in Italy.

Infatti, questo territorio è caratterizzato da un elevato numero di eccellenze gastronomiche che rendono la città famosa non solo in tutta Italia, ma addirittura in tutto il mondo. Ecco, quindi, che durante una visita diventa necessario provare alcune delle specialità locali per comprendere pienamente l’alta qualità che definisce questi prodotti.

Cosa mangiare a Modena?

Aceto balsamico, Lambrusco, tortellini, tigelle e gnocco fritto: questi sono solo alcuni dei prodotti tipici di questo territorio che vanno assolutamente assaggiati in caso di visita. Una volta provati, non è possibile tornare indietro: l’alta qualità degli ingredienti ed il sapore inconfondibile che contraddistingue i prodotti vi costringerà a tornare a visitare la cittadina emiliana per poter rivivere ancora una volta un’esperienza culinaria imparagonabile.

L’aceto balsamico, una gemma italiana

L’aceto balsamico è uno dei prodotti italiani più famosi e riconosciuti, uno dei simboli di Modena nel mondo. Esistono due tipologie differenti di aceto balsamico: l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena D.O.P. e l’Aceto Balsamico di Modena I.G.P. Il primo, un condimento dal sapore inconfondibile, deriva da un lungo processo di invecchiamento che può durare fino anche a decenni, frutto di un’attentissima selezione di mosti ricavati da uve pregiatissime. Dopo la scelta dei migliori mosti, viene avviato il processo di cottura a fuoco lento all’interno di contenitori a vaso aperto ad una temperatura di 84° per una durata variabile, solitamente tra le 12 e le 14 ore. Questa è una fase importantissima, poiché grazie a questo passaggio l’aceto balsamico acquisisce il suo sapore caratteristico. Dopo l’invecchiamento all’interno di botti in legno di rovere, castagno, ciliegio e ginepro, il balsamico viene travasato progressivamente da una botte all’altra. Una volta raggiunti gli anni necessari di affinamento ed invecchiamento, il prodotto viene valutato attentamente da una commissione di assaggiatori. L’Aceto Balsamico di Modena I.G.P., invece, deriva dalla combinazione di mosto cotto d’uva ed aceto di vino. Diversamente dalla controparte tradizionale D.O.P., il processo di invecchiamento risulta più breve, poiché il periodo minimo richiesto è di 60 giorni.

Questi processi di preparazione caratterizzano la qualità del prodotto e sono importantissimi per Acetaia Marchi, che grazie alla passione per il proprio lavoro ed il rispetto per la tradizione offre un risultato eccellente. Proprio con l’obiettivo di diffondere questa cultura, abbiamo organizzato diversi pacchetti di visite guidate in acetaia, per mostrare ai visitatori di ogni parte del mondo tutti gli step di questo straordinario processo, partendo dai vigneti fino alla vera e propria produzione del balsamico tipico della città emiliana. Se vi state chiedendo cosa vedere a Modena, questa potrebbe essere la risposta che state cercando. Inoltre, se volete portare un po’ di questo territorio con voi, avrete anche la possibilità di acquistare sia in Bottega oppure attraverso l’e-commerce il nostro Aceto Balsamico Tradizionale di Modena D.O.P., l’Aceto Balsamico di Modena I.G.P. ed i Condimenti a base di Aceto Balsamico.

Il carattere frizzante del Lambrusco

Tipico simbolo della convivialità emiliana, il Lambrusco è un vino conosciuto e celebrato in tutto il mondo, apprezzato ogni giorno dagli abitanti di questo territorio. Un prodotto con caratteristiche organolettiche uniche, che lo rendono rosso e frizzante allo stesso tempo. Dal profumo fruttato e con un moderato contenuto alcolico, la sua anima frizzante rispecchia il carattere della città, un orgoglio per i produttori ed una delle basi dell’economica emiliana.

A seconda delle varietà di uva utilizzate e dal territorio di provenienza, è possibile ottenere diverse D.O.C. (denominazione di origine controllata) e I.G.T. (indicazione geografica tipica). A Modena, le D.O.C. sono:

  • Sorbara: questo vino è prodotto in una decina di comuni del modenese utilizzando il 60% di uve provenienti dal vitigno in questione ed il restante 40% da uve del Lambrusco Salamino. Tra i Lambruschi del modenese è quello meno carico in quanto colore, con profumazioni fruttate e sfumature di violetta.
  • Grasparossa di Castelvetro: la varietà di Lambrusco modenese che cresce specialmente in collina. Un vino corposo che, grazie ai terreni particolarmente adatti, si rivela molto pregiato.
  • Salamino di Santa Croce: realizzato con l’omonimo vitigno in una zona particolare della bassa modenese a nord di Modena, è caratterizzato dal colore rosso rubino brillante e dal profumo floreale.
  • Lambrusco di Modena: questa DOC raggruppa i vini con origine specifica in questa provincia, tra cui lambruschi realizzati con tutti i vitigni tipici come, ad esempio, Sorbara, Grasparossa, Salamino, altrimenti suddivisi nelle specifiche zone.

 

I tortellini, un piatto “di confine”

Se vi state chiedendo cosa mangiare a Modena, questa è un’opzione molto gustosa. Piatto tipico delle festività e conosciuto in tutta Italia, i tortellini sono una pasta all’uovo ripiena consumata tutto l’anno. Gustati nel brodo di carne, spesso possono essere accompagnati da un lambrusco locale. Questa tipologia di pasta è caratterizzata dal gusto “ripieno” racchiuso in una sottile pasta sfoglia all’uovo, modellata nella forma caratteristica che, nella tradizione, dovrebbe ricordare l’ombelico di una donna. Consumati anche nelle varianti “asciutte” con il ragù, i tortellini rimangono un piatto amatissimo della tradizione modenese da assaggiare assolutamente se si capita in zona.

L’invenzione del tortellino è legata ad una leggenda che vede Modena e Bologna scontrarsi da secoli per prendersi il merito della creazione di questa pietanza. Proprio per porre fine a questa diatriba, una pubblicazione umoristica stabilì nel paese di Castelfranco le origini di questo piatto, proprio al confine delle due province. Secondo la leggenda, in questo luogo un locandiere, sbirciando in una serratura, intravide l’ombelico di una nobildonna sua ospite. Per ricordarsi di quella visione, diede vita ad un piatto che gli riportasse alla mente quell’immagine anche a tavola.

Le tigelle di Modena

Le crescentine (in gergo conosciute come “tigelle”) sono una tipologia di pane originaria dell’Appennino Modenese che rappresenta la preparazione tipica dei momenti conviviali di queste zone, che va assolutamente gustata quando si visita Modena. Le tigelle sono radicate profondamente nella cultura degli abitanti, e vengono considerate un piatto veramente speciale, che sancisce i momenti di gioia a tavola. Realizzate con un impasto a base di farina, lievito secco, acqua, sale ed un pizzico di zucchero, sono presenti però in diverse varianti a seconda delle ricette famigliari.

Il dibattito sul loro nome deriva dal modo in cui erano preparate nel passato: infatti, le tigelle sono i dischi di pietra refrattaria o di terracotta in cui veniva schiacciato l’impasto e successivamente cotto, che in questo modo assumeva la tipica forma rotonda. Questo piatto, è oggi immancabile nei menù tradizionali dei locali della zona, ed è spesso accompagnato al gnocco fritto.

 

Il o lo gnocco fritto?

Ultimo ma non per importanza, troviamo il gnocco fritto. Conosciuto come “il gnocco fritto” nella forma dialettale, nella zona di Modena chiamarlo “lo gnocco fritto” suonerebbe strano. Rappresentante di uno stile di vita tipicamente modenese, è protagonista dei momenti di socializzazione a tavola, sia a pranzo che a cena. Storico sostituto del pane, il gnocco fritto è una preparazione diffusa in tutta l’Emilia ma con nomi e varianti differenti: ad esempio, a Bologna è conosciuto come crescentina, mentre a Parma come torta fritta ed a Ferrara come pinzino.

Solitamente, questa pietanza viene servita durante il pasto insieme ad affettati misti e formaggi, ma anche in questo caso sono presenti diverse variazioni e reinterpretazioni della ricetta originaria, frutto di tradizioni familiari tramandate di generazione in generazione. Insomma, se si passa da Modena non si può non gustare questo tipico piatto della tradizione!