Alcune curiosità sull’Aceto Balsamico

L’Aceto Balsamico di Modena è un prodotto conosciuto e rinomato in tutto il mondo: conta, infatti, numerosi estimatori che ne esaltano il suo sapore inconfondibile. Utilizzato in molte ricette, spesso si sente parlare di tutti gli abbinamenti possibili tra balsamico e i più disparati alimenti.

Tuttavia, sono tanti i segreti che gravitano intorno all’Aceto Balsamico, ed il suo stesso legame profondo con il clima, il territorio e le tradizioni familiari locali lo rende una fonte di curiosità di cui molti vorrebbero approfondirne la conoscenza. Se sei tra queste persone, non ti preoccupare: in questo articolo ti sveleremo alcuni segreti legati a questo straordinario prodotto locale!

Quanto conosci dell’Aceto Balsamico?

Da dove deriva il termine “balsamico”, e come si assaggia nel modo migliore? In questo approfondimento potrai avere delle risposte a tutte le domande più curiose legate a questo prodotto conosciuto in tutto il mondo!

Da dove deriva il termine “balsamico”

Come mai questo aceto è conosciuto con il termine “balsamico”? La risposta è molto semplice, e va ricercata nell’origine di questo prodotto: infatti, inizialmente l’Aceto Balsamico era così chiamato in quanto in passato si riteneva avesse delle particolari virtù curative e terapeutiche, proprio come i balsami che nei secoli passati erano somministrati ai malati per curarli.

Infatti, il termine deriva dal greco antico “balsamon”, che significa “lenimento”, e già nell’antica Roma il mosto cotto era consigliato a tutti coloro che soffrivano di mal di gola, disturbi delle vie respiratorie oppure a chi aveva problemi allo stomaco. Ma quanto c’è di reale in questa credenza? L’Aceto Balsamico, in realtà, ha effettivamente delle comprovate proprietà antisettiche ed è di aiuto alla digestione.

La batteria del Balsamico è donna

Che cosa si intende con il termine “batteria” di Aceto Balsamico? Questo concetto indica l’insieme delle botti di Aceto Balsamico di Modena che le famiglie custodivano in casa, tradizionalmente nei sottotetti delle abitazioni, dove è possibile sfruttare al meglio la forte escursione termica. La batteria, di solito, ha un numero dispari di botti, disposte dalla più grande alla più piccola, e il balsamico invecchia all’interno di tutte queste per un numero prestabilito di anni: questo processo può durare intere generazioni.

Una volta la tradizione voleva che per ogni figlia femmina nata fosse costruita e avviata una nuova batteria, e che la ragazza, una volta adulta, la portasse in dote: il balsamico, dunque, rappresentava un vero e proprio patrimonio per la famiglia. Inoltre, spesso molte batterie avevano un nome femminile: questo a testimonianza del fatto che la terminologia del mondo del balsamico è strettamente legata alla donna. Alcuni esempi? Il termine “Madre dell’Aceto”, che indica la pellicola che si forma sulla superficie delle botti, oppure “Botte Madre” o “Badessa”, che si riferisce ad una grande botte che alimenta le altre batterie.

 

Una pietra sulla botte

Nelle acetaie tradizionali o in alcune foto di acetaie antiche, su ogni botte di legno è presente una pietra. Questo perché un tempo si usava chiudere le botti con una pietra, che per tradizione proveniva rigorosamente dal fiume Panaro o Secchia, con la convinzione che questo accorgimento servisse per dare all’aceto il gusto tradizionale che lo contraddistingue. Il motivo? La forma irregolare del sasso del fiume lascia passare un po’ di aria, che permette all’aceto di respirare e quindi di ossigenarsi per fermentare e risentire le escursioni termiche.

La garza presente sul foro della botte, invece, serve per proteggerlo dall’ingresso di eventuali impurità. Oggi questa tradizione non è più seguita, ma in ogni batteria la chiusura delle botti mantiene le giuste condizioni di conservazione dell’aceto, permettendo il passaggio d’aria.

La degustazione perfetta dell’Aceto Balsamico

Come assaporare al meglio le caratteristiche dell’Aceto Balsamico di Modena? Gli intenditori non utilizzano mai un cucchiaio di metallo, perché questo fa reagire la vitamina C con l’ossigeno e conferisce al balsamico note ferrose che ne alterano il sapore. Infatti, è meglio utilizzare un cucchiaio di ceramica, perché questo materiale è privo di qualsiasi caratteristica che potrebbe andare a influenzare il processo di degustazione e permette di apprezzare al meglio le caratteristiche gustative ed olfattive di questo prodotto.

Il metodo più antico contempla l’utilizzo delle proprie dita, mettendo alcune gocce di Aceto Balsamico tra il pollice e l’indice. In questo modo, il calore della pelle rende le peculiarità del balsamico più nette e si andrà ad esaltarne il gusto.

Chi è l’oxologo?

Questo termine tecnico indica l’esperto di Aceto Balsamico: la parola “oxologo” deriva dal greco “oxos” che indica, appunto, aceto. Questo professionista si impegna a seguire pazientemente tutte le fasi di produzione del balsamico, dalla cottura del mosto fino all’imbottigliamento. Questi esperti sono animati da una grande passione per questo prodotto, e nella loro attività mettono molta cura e attenzione: il rispetto per le tradizioni e la preparazione è, dunque, fondamentale.

Se sei curioso di scoprire tutte le fasi di questo lungo processo, noi di Acetaia Marchi offriamo delle visite guidate nella migliore acetaia di Modena: grazie a questa esperienza potrai scoprire tutti i segreti della produzione del balsamico, passeggiare per i vigenti e godere di un’ottima degustazione per provare sul tuo palato l’altissima qualità dei nostri prodotti creati con passione. Le visite organizzate in acetaia sono disponibili in diverse lingue, per soddisfare la curiosità degli estimatori provenienti da tutto il mondo. Ti aspettiamo!

I padri del balsamico

Le figure che hanno reso grande l’Aceto Balsamico di Modena sono principalmente tre: il medico e naturalista Antonio Vallisnièri, che ha studiato le caratteristiche e le proprietà benefiche di questo straordinario prodotto e che nel XVIII secolo notò che già nel 1288 alcuni documenti attestavano la presenza del balsamico nella corte di Obizzo II d’Este. Importantissimo anche il produttore Francesco Aggazzotti, che nel 1862 scrisse all’avvocato Pio Fabriani la perfetta formula per ottenere un ottimo balsamico, che ancora oggi è la base di partenza del disciplinare.

Infine, è necessario citare anche il chimico Fausto Sestini, che nel 1863 compì il primo studio scientifico sul prodotto, determinandone composizione chimica e caratteristiche fondamentali che lo distinguevano dagli altri aceti presenti nel mondo.

La passione di Acetaia Marchi

L’Aceto Balsamico rappresenta un importantissimo patrimonio culturale e tradizionale italiano, che viene trasmesso da generazione in generazione e che porta con se’ un gran numero di curiosità e peculiarità. Per la sua versatilità, oggi noi di Acetaia Marchi amiamo utilizzarlo nei modi più disparati, rendendolo protagonista di eventi speciali sotto forma, ad esempio, di bomboniera enogastronomica, oppure condividendolo come dono in una confezione regalo. In qualsiasi veste, rimane comunque un pezzo di storia fondamentale del territorio e un prodotto dal valore inestimabile.

Se sei interessato a provare i nostri prodotti, vieni a trovarci nella nostra Bottega a Modena: qui potrai provare l’Aceto Balsamico di Modena I.G.P., Aceto Balsamico Tradizionale di Modena D.O.P e i Condimenti Balsamici di nostra produzione, e potrai farti consigliare dai nostri esperti maestri acetai. Cosa aspetti? Vieni a trovarci!