Le tradizioni e le usanze legate all’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP

L’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP è un condimento tradizionale prodotto nelle zone di Modena, ricavato dai mosti delle uve del territorio, ed invecchiato per almeno 12 anni. Il suo profumo e la sua aromaticità lo rendono ad oggi uno dei prodotti simbolo dell’Italia, adatto ad esaltare tantissime preparazioni, conferendo un tocco davvero peculiare a pietanze sia dolci che salate.

Non tutti, però, conoscono la storia che si cela dietro a questo “nettare nero”. Ad esempio, molte persone non sanno che l’aggettivo “balsamico” è stato associato all’aceto  perché l’utilizzo originario del prodotto era come antisettico per lenire il mal di gola e come digestivo contro il mal di stomaco. Inoltre, si riteneva che potesse combattere anche la peste.

La tradizione familiare

L’Aceto Balsamico di Modena DOP è una vera e propria tradizione per tutti i modenesi. Infatti, come in altre regioni si produce l’olio, in Emilia Romagna ed in particolare a Modena si produce aceto. Non è raro, ancora oggi,  trovare nelle soffitte delle botti adibite proprio alla produzione dell’aceto, sia nelle abitazioni di campagna che quelle di città. Ciò è dovuto principalmente ad un’antica usanza, ovvero quella di portare in dote dei barili d’aceto quando una donna doveva sposarsi. Più barili possedeva una famiglia, più la dote della donna era preziosa.

Infatti, alla nascita di una figlia femmina, ogni famiglia iniziava una produzione di aceto, a cui dava il nome della neonata, proprio per la dote.  Tali barili venivano posizionati nel sottotetto per evitare il furto da parte dei malintenzionati. Inoltre, vi era la credenza che bisognasse posizionare una pietra del fiume Panaro per tenere ferma la pezzuola protettiva della botte, al fine di preservare il gusto del prodotto.

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Le origini dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP

Ma quali sono le origini dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP     ? La storia inizia all’epoca degli Antichi Romani: furono loro, per primi, a cuocere il mosto d’uva al fine di preparare una bevanda oppure condire le preparazioni. A tavola, durante i loro sontuosi banchetti, i Romani ponevano sempre delle ciotole piene d’aceto dove i commensali inzuppavano pezzi di pane tra un piatto e l’altro, al fine di favorire la digestione. Successivamente, tra il XII ed il XIV secolo, nacquero nei territori tra Modena e Reggio Emilia delle vere e proprie corporazioni con il compito di conservare e preservare la ricetta dell’aceto.

Durante il medioevo, a Modena, fu il Ducato degli Estensi a contribuire alla diffusione di questo particolare prodotto, anche oltre i confini regionali e nazionali, attribuendo anche per la prima volta l’aggettivo “balsamico” all’aceto.  Furono poi i Francesi, in particolare, a commercializzare l’aceto.

L’invasione di Napoleone, nel 1796, infatti, permise loro di ritrovare presso la Corte Estense produzioni d’aceto, che decisero di vendere così come tutti gli altri beni. Il prodotto venne molto apprezzato, e divenne uno dei protagonisti delle esposizioni tenutesi a Modena e Bologna rispettivamente nel 1863 e nel 1888. Sempre nello stesso periodo, si affermarono le prime dinastie di produttori di aceto, e si iniziarono a codificare  in maniera precisa i processi produttivi per ottenere un aceto a regola d’arte.